Reiki
Spiegare la tecnica Reiki è come tentare di spiegare un fiore: è un’esperienza che coinvolge i sensi, le emozioni, con una dolcezza disarmante. È come poesia.
La tecnica Reiki è stata riscoperta da Mikao Usui in Giappone alla fine del XIX secolo. Il termine Reiki descrive l’incontro tra l’energia universale “Rei” e l’energia vitale personale “Ki”, Tutto è energia, anche dove non sembra esserci nulla c’è un oceano di vibrazioni. Parlare di “energia universale” significa riferirsi all’energia che permea ogni cosa, così com’è stata descritta nel 1944 da Max Plank, considerato il padre della fisica quantistica.
Nel Reiki si favorisce l’unione tra l’energia universale e quella personale nello spazio del cuore, con l’accettazione di ciò che si sente, promuovendo un autentico processo di trasformazione. Possiamo quindi dire che il Reiki è una tecnica di riequilibrio energetico tra il piano fisico, emotivo e mentale e quello spirituale. Non è una religione, uno stile di vita o una qualche forma di credenza.
L’efficacia del Reiki è stata descritta empiricamente, come si può vedere da pubblicazioni che si possono trovare su importanti portali di letteratura scientifica biomedica come Pub Med e Embase, tanto da essere considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una forma di medicina complementare e alternativa (CAM), basata sulla teoria dei biocampi (energy medicine).
Il Reiki non si sostituisce affatto alla medicina ufficiale ma, come dimostrano le ricerche, può integrarla attraverso le sue specificità di riequilibrio ed armonizzazione, abbracciando così quella complessità che caratterizza gli organismi viventi.
In studio, in accordo con le persone, utilizzo questa tecnica per promuovere uno stato di armonia da un punto di vista energetico, che può poi essere vissuto come tranquillità, senso di rilassatezza, benessere generale.
Lavorare sulla componente energetica può sostenere una trasformazione dello stato di coscienza, ovvero del modo in cui si vedono le situazioni, favorendo l’emergere di insight o nuovi punti di vista che verranno poi integrati e contestualizzati durante il colloquio clinico.